Se sei un agonista guarderai determinati dettagli. Se sei un amatore probabilmente altri. Il costume da piscina oggi è anche un elemento di differenziazione. Ma come siamo arrivati all’enorme scelta che abbiamo oggi? Sono sempre stati così o ci sono stati dei punti di snodo fondamentali?
Scopriamolo insieme!
Costume da piscina, la storia
Il racconto dell’evoluzione del costume da piscina si intreccia inevitabilmente con quello dei costumi da bagno, elemento che spesso nella storia ha contraddistinto il passaggio da un’epoca e da un impianto valoriale all’altro.
In antichità il bagno si faceva nudi, uomini e donne. Poi il pudore ha portato nel tempo al totale ribaltamento di questa usanza tanto che attorno al XVIII secolo abbiamo testimonianze di persone che indossano in maniera, necessariamente, goffa degli abiti simili a quelli che normalmente si indossano, per fare il bagno.
Nel XIX secolo le cose sono ancora peggiorate per le donne, che erano costrette ad arrivare in spiaggia e fare il bagno con mantelli chiusi fino al collo, abiti lunghi fino al ginocchio ed addirittura delle scarpe.
Per avvicinarci al mondo del nuoto, pensa che nel 1907 la nuotatrice australiana Annette Kellerman, fu arrestata alle fine di un’esibizione di nuoto sincronizzato non perché avesse avuto comportamenti compromettenti, ma perché il suo costume lasciava scoperte le braccia.
Ma ora concentriamoci sul costume da piscina. Devi sapere che negli ultimi 10 anni sono diventati una vera e propria seconda pelle per i nuotatori, specie per i professionisti, perché in grado di aumentare performance e diminuire i tempi.
Una rivoluzione fu l’introduzione del costume da piscina in poliuretano, messo però fuori legge nel 2010, perché considerato alla stregua del doping.
Da quel momento in poi è stato stabilito che i body suit potessero essere solo in tessuto. Ma…che cosa sono i body suit?
Body suit, l’evoluzione del costume da piscina
Il primo ad indossarlo nel 1999 fu Paul Palmer che si presentò ad Istanbul con un costume interno che copriva anche le braccia: che stranezza! Quando poi anche Ian Thorpe l’anno dopo indossò lo stesso modello, tutti iniziarono a rivalutare quella scelta a primo acchito così assurda!
Se nella storia dunque era stato il pudore ad imporre costumi che fossero praticamente dei vestiti, oggi era la ricerca di una idrodinamicità sempre più spinta, che sfruttasse l’aiuto che il materiale innovativo poteva dare al corpo umano.
Da questo momento in poi, il modo per intendere il costume da piscina è totalmente cambiato: se prima si parlava solo di slip per gli uomini o costume intero per le donne, oggi la scelta è tra tute intere, costumi a pantaloni o a calzoncino.
Rimane comunque sempre fondamentale l’indicazione della Fina per la quale un costume da piscina non deve avere zip o materiali di estrazione diversa dal tessuto e deve garantire l’ingresso e l’uscita di bolle d’aria al proprio interno.
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